Preparazione, esecuzione e finalizzazione

Le 3 fasi che compongono un'azione schermistica sono: la preparazione, l'esecuzione e la finalizzazione. Ognuna di queste è importante per la riuscita dell'azione ed è pertanto necessario porre la stessa particolare attenzione nella loro esecuzione.


Durante la fase di studio (traccheggio), scegliamo l'azione da portare a segno, ma questa decisione può essere presa anche prima dell'a-voi perché, casomai, abbiamo studiato l'avversario da fondo pedana in un precedente assalto dove, con un attento esame, abbiamo scelto la migliore tattica da adottare per vincere l'assalto.


Il livello di attenzione e la preparazione 


Durante l'assalto vi sono molti fattori che fanno parte del contesto e che il tiratore deve saper analizzare. Fra questi deve scartare quelli meno significativi e decidere, fra quelli scelti e analizzati, quali sono gli attendibili per non cadere negli inganni dell'avversario.
Ogni fattore deve essere analizzato e confrontato con quello che per noi sarebbe ottimale per portare a bersaglio l'azione che abbiamo deciso di fare.


Ad esempio: la misura deve essere corretta per un attacco diretto o un contro tempo, invece un po' più lunga per una seconda intenzione per dar modo all'avversario di effettuare la reazione voluta.


Ci sono fattori secondari come la postura o l'atteggiamento dell'avversario che ci permettono di valutare il momento opportuno per sferrare l'attacco. Portare l'avversario in un punto ben preciso della pedana potrebbe avere la sua importanza a seconda dell'azione che vogliamo eseguire.


Non possiamo eseguire una preparazione approssimativa o superficiale; la preparazione deve essere effettuata in un modo solo: perfettamente. La scelta del giusto rapporto spazio/tempo, la valutazione del fattore sorpresa, gli inviti o le finte eseguite correttamente hanno lo scopo di preparare il contesto necessario per poter eseguire la fase successiva con buone probabilità di successo: esecuzione dell'azione.




Un sincronismo perfetto fra corpo e mente: l'esecuzione


Un giorno, in un assalto di girone di un campionato regionale di spada, provai a tirare soltanto botte dritte. Un'azione bellissima, ma non di facile esecuzione. Dopo l'a-voi restavo immobile nella posizione di guardia (allora non c'era la passività), ben piegato sulle gambe, muscoli in tensione, ma braccio rilassato per avere la massima velocità in fase di distensione. Appena l'avversario entrava in misura sparavo l'affondo diretto.


Una cosa molto insolita che fece sorridere anche l'arbitro (che conoscevo), ma ricordo la perplessità del giovane avversario che, nonostante tutto, non riuscì a contrastare un'azione così semplice.
Il segreto del mio successo, a parte l'inesperienza dell'avversario, fu comunque una corretta preparazione ed esecuzione dell'azione in tutte le cinque stoccate vincenti; unica variante fu solo la scelta del bersaglio in fase di finalizzazione. 


Quel "semplice" affondo portato e spinto nel modo corretto, eseguito con determinazione e consapevolezza del successo, risultò efficace a prova, ancora una volta, che l'attacco è sempre vincente


L'esecuzione deve essere eseguita in modo perfetto, senza indecisioni o sbavature. Dopo aver imparato una nuova azione durante una lezione con il maestro l'allievo è convinto che faccia già parte del suo bagaglio tecnico: grande errore! Un'azione ha bisogno di esercizio, di essere provata e riprovata mille volte finché non siano acquisiti tutti gli automatismi necessari per una buona esecuzione.


E' come dire: "so guidare la macchina" appena usciti da una scuola guida. In realtà non è così, ne conosciamo la teoria ed abbiamo fatto solo la pratica necessaria per acquisire le nozioni di base. Ci vorrà in realtà tempo e parecchie ore di guida prima di acquisire la corretta disinvoltura e sicurezza.


"Ma quando siamo certi di aver imparato un'azione?"


Non c'è una regola, ma ritengo che prendiamo padronanza di un'azione quando siamo in grado di eseguirla nel momento in cui decidiamo di farlo.


Non c'è solo l'aspetto tecnico poiché è necessario che lo schermidore acquisisca la consapevolezza e la sicurezza che è in grado di eseguirla con successo ogni volta che decide di farlo. Questa fiducia è importante perché dà la determinazione necessaria nella fase di esecuzione.


L'esecuzione di un'azione più o meno complessa richiede sempre un perfetto sincronismo fra il corpo e la mente. E' necessario che la mente abbia acquisito tutti gli automatismi che gli permettono di elevare il suo livello di attenzione, senza farsi distrarre (perdere tempo) nell'analisi degli aspetti operativi secondari. Ad esempio: se l'azione termina con un a-fondo, non possiamo pensare in fase di esecuzione all'anticipo di punta o alla spinta della gamba posteriore; dobbiamo focalizzare la nostra concentrazione sul bersaglio che vogliamo colpire e questo sarà fondamentale per l'esecuzione della terza fase: la finalizzazione.




Concentrazione visiva e apparato di puntamento: la finalizzazione.


Avete mai fatto caso ad un tennista nel momento in cui colpisce la palla con la racchetta? Pensate a quante volte esegue quel gesto eppure ho visto foto con dei primi piani in cui il loro sguardo è così concentrato e attento che sembra forare quella pallina che sta impattando sul piatto corde della racchetta.


La concentrazione visiva sul bersaglio da colpire è come fornire una "guida turistica" alla punta in cerca di stoccate vincenti. Una serie di messaggi visivi sono trasmessi alla nostra mente in un tempo talmente rapido che by-passano il controllo. Se non accadesse questo i nostri tempi di reazione sarebbero lentissimi.


Tutti quei movimenti correttivi che erroneamente chiamiamo "istintivi" sono frutto di questo processo ed è per questo che importate concentrare la nostra attenzione laddove vogliamo toccare.  


Ma la concentrazione visiva non è l'unico elemento da valutare per una corretta finalizzazione; è altresì importante il modo con cui si porta la stoccata. Vi siete mai chiesti in quanti modi un pianista può premere i tasti del suo pianoforte? I tasti hanno una risposta dinamica a seconda di come sono premuti, emettendo suoni diversi (non a caso si chiama... pianoforte). 


Facciamo un passetto indietro e parliamo di balistica: il primo elemento che indirizza la stoccata sul bersaglio sono le spalle, o meglio, il loro allineamento rispetto alla pedana; se al posto del braccio avessimo un bastone sarebbero le spalle a indirizzare la punta sul bersaglio, ma fortunatamente siamo dotati di braccia e per la precisione di braccio ed avambraccio con un utilissimo snodo al centro (il gomito) che ci permette variazioni strette di direzione.


Oltre a questo, ci sono le dita della mano (indice e pollice) a cui spetta il lavoro di fino e possono sfruttare anche le angolazioni del polso e addirittura quelle delle dita per calibrare e rifinire perfettamente la stoccata con estrema precisione.


Per sfruttare al meglio tutto questo apparato di puntamento è però necessario trovare la giusta morbidezza del braccio e del pugno. Questo permette di:
  • dare velocità all'azione,
  • attuare regolazioni fini
  • trovare angolazioni incredibili
  • essere più rapidi nelle azioni di rimessa


Tutte le volte che ho tirato contro avversari di alto livello le loro stoccate sembravano di... velluto e portate a segno con grande rapidità.


Tenete sempre presente che la finalizzazione può concludere un'azione, ma spesso può essere l'inizio della successiva ed è per questo che consiglio sempre di non terminare mai con una sola stoccata, ma di cercare sempre la rimessa (casomai su angolazioni opposte).    

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